Unser täglich Brot
Diretto da
Al ritmo dei nastri trasportatori e a quello di macchinari giganteschi, il film mostra senza commento i luoghi in cui il cibo viene prodotto in Europa: spazi monumentali, paesaggi surreali dai suoni più vari, un ambiente industriale “plastificato” freddo e asettico. In questi luoghi quasi spettacolari e raramente visibili, la presenza dell’uomo è minima, ridotta allo svolgimento di mansioni che le macchine non sono ancora in grado di compiere. Ne emerge il ritratto di una società che gode di sovrabbondanza prodotta in maniera veloce, semplice e seriale da pochi gruppi di lavoratori specializzati.
In questo film ho lasciato che le immagini parlassero da sole, senza aggiungere nessun genere di intervista, commento o informazione. Il pubblico in genere si aspetta spiegazioni o qualcuno da colpevolizzare, ma poiché il cibo ha a che fare con tutti noi, con la responsabilità di ciascuno, non volevo dare una via di fuga. È irrilevante che l’azienda produttrice di pulcini si trovi in Austria, Spagna o Polonia, o quanti suini siano trattati ogni anno nel grande macello mostrato nel film. Credo che questo sia piuttosto il compito dei giornalisti e della televisione, non di un lungometraggio.
Penso anche che quando le informazioni mi vengono servite col cucchiaino le cose siano rese troppo semplici per me come spettatore. Tutto ciò nell’immediato può commuovermi, farmi indignare, ma allo stesso modo verrà rapidamente archiviato come tutte le altre notizie sensazionalistiche con cui siamo bombardati ogni giorno, attutendo la nostra percezione del mondo. In questo film lo sguardo si muove dietro, dentro e fuori le strutture, allo spettatore viene dato il tempo necessario per assorbire suoni e immagini, per vedere e immaginare quegli spazi dove si producono effettivamente i nostri prodotti alimentari di base, un mondo e una dimensione normalmente ignorati.
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