Parabola d'oro
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I contadini avanzano sparsi falciando il grano. Dietro di loro la distesa sconfinata ed ondulata del feudo siciliano. Gli uomini caricano i covoni di grano sui muli e li trasportano alle aie dove li dispongono per la trebbiatura. È un lavoro eseguito con sistemi primitivi. Un uomo al centro dell'aia fa correre intorno i muli che calpestano le spighe con i loro zoccoli. Per sostenere l'improba fatica degli animali l'uomo canta dei versetti nei quali invoca il sole, il vento e la Divinità. Intorno gli altri contadini rincalzano le spighe nell'aia.
Poi è la siesta. I contadini si siedono all'ombra dei pochi alberi e si ristorano attendendo il vento.
Le cicale friníscono.
Ecco giungere la brezza fresca del mare. Anche le donne ora sono al lavoro e con gli uomini sollevano la pula in aria. Il vento porta lontano la paglia mentre il grano ricade dorato sull'aia. La sera il lavoro è compiuto, i contadini riempiono i sacchi, ne caricano i muli e fanno ritorno al paese. Lungo il loro cammino trovano una trebbia meccanica. Altri contadini rimangono sulle aie e tacciono immobili mentre si sentono i cani che abbaiano.
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