Recettes pour un Monde meilleur
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Il nostro piatto è una delle armi più potenti nella lotta al riscaldamento globale e nella protezione del Pianeta. Oggi più che mai le nostre diete ricoprono un ruolo decisivo in quell’insieme di minacce e pericoli che incombono sul destino della Terra. Ecco perché il giornalista d’inchiesta Benoît Bringer intraprende un lungo viaggio alla ricerca di donne e uomini impegnati a inventare un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’essere umano e della natura. Un documentario che vuole essere un vero atto di speranza, capace di mostrare come ognuno di noi possa costituire una forza verso l’impiego di nuove strategie per una transizione alimentare economicamente sostenibile.
Il nostro piatto è legato a tutti i problemi che il Pianeta sta affrontando oggigiorno, l’aumento delle temperature, l’inquinamento atmosferico, dei fiumi e degli oceani, la perdita della biodiversità e addirittura l’uso improprio dell’acqua. E sapete cosa vi dico? Questa potrebbe essere un’ottima notizia. Perché se progressivamente cambieremo il modo di mangiare potremo proteggere il pianeta e, con esso, l’incredibile e meravigliosa natura di cui godiamo oggi.
Approfondimento
A proposito di Food for Change
I dati sono inconfutabili: ogni anno nel mondo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecati. È un terzo di tutto il cibo che viene prodotto. Se lo spreco alimentare fosse una nazione, sarebbe il terzo maggior produttore di gas-serra al mondo. Come se ciò non bastasse, nello stesso periodo di tempo, 13 milioni di ettari di foresta scompaiono per far spazio alla coltivazione intensiva.
«Una cosa che trovo davvero particolare – osserva Jane Goodall, primatologa ed antropologa, autrice di Harvest For Hope: A Guide to Mindful Eating – è che il metodo moderno dell’agricoltura industriale viene chiamato convenzionale. Perché, in realtà, non c’è niente di convenzionale in tutto ciò».
La coltivazione industriale ferisce il territorio, aggredendone la biodiversità; il ricorso ai pesticidi avvelena il cibo e inquina il sottosuolo. In parole povere, o sarà transizione alimentare o sarà disastro ambientale. Come invertire la rotta? Come far sì che il rapporto uomo-natura recuperi l’indispensabile equilibrio?
La transizione alimentare ed ecologica è possibile partendo dal basso, migliorando i nostri comportamenti individuali, prendendo coscienza di quanto questi possano influire sull’intero ecosistema; perché – osserva lo chef Gilles Daveau – si può combattere il cambiamento climatico «semplicemente pranzando, semplicemente imparando come mangiare bene».
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