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In una regione economicamente depressa e ancora sconvolta dalla guerra civile, al confine tra Serbia e Bosnia Erzegovina, è nata nel 2003 la cooperativa Insieme, in cui, senza alcuna retorica e sottraendosi al ruolo di vittime della Storia, diverse persone hanno scelto di continuare ad amare la loro terra e di vivere dei suoi frutti, guadagnandosi rispetto e apprezzamento con la qualità dei loro prodotti. Attraverso i ricordi, le riflessioni e il lavoro quotidiano si ricostruisce il contesto storico nel quale è maturata un’esperienza di pacifismo concreto che dimostra l’assurdità delle logiche nazionalistiche da cui sono scaturiti molti conflitti passati e recenti.
Approfondimento
A proposito di Dert
La cooperativa Insieme viene fondata nel 2003 a Bratunac, sulla riva occidentale della Drina, al confine tra la Bosnia Erzegovina e la Serbia, a pochi chilometri da Srebrenica. La sanguinosa guerra che colpì l’ex Jugoslavia negli anni Novanta, in questa zona lasciò più di centomila morti, migliaia di scomparsi, oltre due milioni di profughi, economia ed infrastrutture distrutte. Il conflitto provoca un profondo cambiamento della struttura demografica della popolazione, come risultato delle operazioni di “pulizia etnica” dei territori. Anche l’area di Bratunac diventa teatro di scontri durissimi. Molte famiglie si rifugiano nella cittadina di Srebrenica, enclave a maggioranza musulmana in un territorio a maggioranza serbo-ortodosso, allora dichiarata area protetta dalle Nazioni Unite. L’11 luglio 1995 l’esercito serbo-bosniaco viola quest’area, entra nella città e commette un massacro sistematico degli uomini musulmani, inclusi i giovanissimi e gli anziani. Le donne e i bambini sopravvissuti sono trasferiti in campi profughi.
La strage è di dimensioni inaudite, le vittime stimate sono più di ottomila. È il primo genocidio riconosciuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Mario Boccia, fotogiornalista che ha seguito e documentato il conflitto nei Balcani fin dall’inizio, è legato da un’amicizia profonda e solidale con Rada e Skender, presidente e direttore della cooperativa che raccoglie piccoli frutti e li lavora per farne succhi e marmellate. La raccolta avviene in estate nelle terre vicino a Bratunac e nella regione della Bosnia centrale, da cui provengono i mirtilli selvatici per i prodotti biologici. Molti direbbero che i soci della cooperativa, ormai più di 500, in prevalenza donne, sono di “etnie” diverse. Loro rifiutano questa distinzione. Lavorano fianco a fianco uniti dal desiderio di restare nella loro terra comune. Ricostruiscono un presente insieme, a dispetto di un passato che li vorrebbe divisi. Il loro esempio sembra gridare alla Bosnia Erzegovina e all’Europa intera: se si può fare qui, sarà possibile ovunque.
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