Dark Waters
Diretto da
I Tennant, da generazioni allevatori del West Virginia, iniziano a perdere il bestiame, che si ammala e muore in modo inquietante. Convinto che la causa sia una fuoriuscita tossica dalla vicina discarica di Dry Run, dove un impianto di proprietà della DuPont smaltisce i suoi rifiuti, Wilbur Tennant prova a lungo, inutilmente, a ottenere risposte. Disperato, decide infine di rivolgersi a un avvocato, Robert Bilott. Sarà l’inizio di un’estenuante battaglia legale contro il colosso chimico combattuta da Bilott per ben 19 anni e di una azione legale collettiva destinata a coinvolgere 70mila cittadini dell’Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA, l’acido perfluoroottanoico alla base del Teflon. Ispirata ad una vicenda realmente accaduta e portata alla ribalta internazionale da un articolo del “New York Times”, una storia di impegno civile, la ricostruzione di una lotta di Davide contro Golia supportata da un grande cast composto da Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins e Bill Pullman.
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Ho girato il film a Cincinnati e nella Virginia occidentale, con uno straordinario team creativo, per la gran parte durante un inverno gelido. Siamo riusciti a trovare numerose location specifiche e reali, e a inserire nel nostro cast una meravigliosa varietà di attori locali. Questa specificita di tempo e di luogo è stata fondamentale per far emergere un paesaggio americano complesso, a volte contraddittorio, ma in cui le linee del potere economico sono chiaramente disegnate, anche quando si confrontano con i loro stessi limiti.
Raramente questo genere di film si conclude con un lieto fine, dopotutto sono basati su eventi reali, e Dark Waters non fa eccezione. Piuttosto che focalizzarsi sul riconoscimento di una vittoria, il film ci mostra la lotta come una condizione in divenire, diventando un manuale introduttivo per una vita imperfetta, fatta di consapevolezza e disperazione. In questo modo, tutti noi rimaniamo dentro la storia, una storia che diventa la nostra stessa storia.
Quella che inizialmente appare come una contaminazione dell’acqua e del sistema idrico regionale e nazionale, man mano diventa il simbolo di una contaminazione globale, rendendo evidente la nostra interconnessione come abitanti di questo pianeta, nonché il ruolo di vittime dell’ideologia e del sistema capitalista. L’imponenza di questa catastrofe creata dall’uomo stesso, ci collega inevitabilmente l’uno all’altro, in qualcosa che è al contempo una lotta infinita per la giustizia e una battaglia per le nostre vite.
Dark Waters è stato realizzato, ma il racconto di un ambiente minacciato e tutt’altro che finito. Esso ha una risonanza scottante con quello che sta accadendo ora nel nostro scenario politico, nel nostro scenario ambientale e in quello normativo. Abbiamo assistito al sistematico disfacimento delle disposizioni sull’acqua, sull’aria, sulle specie in via di estinzione e, chiaramente, sul cambiamento climatico. Oggi tutto è a rischio. Ho sentito l’urgenza di far conoscere la storia di Robert Bilott, cosi che il pubblico potesse parlarne e sentirsi coinvolto in prima persona.
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