VenTo. L’Italia in bicicletta lungo il fiume Po
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Il diario di un viaggio lungo otto giorni, quelli necessari a cinque progettisti per attraversare l’Italia in bicicletta seguendo il corso del fiume Po, da Torino a Venezia. 630 km per dimostrare la fattibilità di quella che potrebbe essere la ciclabile più lunga d’Italia e una delle più lunghe d’Europa, un progetto che significherebbe migliaia di nuovi posti di lavoro, green economy, sviluppo sostenibile, al costo di soli 2 km di autostrada. Un viaggio dalle Alpi all’Adriatico attraverso quattro regioni e lungo tutta la Pianura Padana, che diventa l’occasione per raccontare un pezzo d’Italia da una prospettiva inedita. Un road movie su due ruote tra città d’arte, paesaggi e persone profondamente cambiati in questi ultimi cinquant’anni.
È il Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano ad aver messo a punto il progetto VenTo, una nuova strada lungo il Po pensata solo per il passaggio di biciclette. Usare questo mezzo di trasporto non è solo lo sfizio di qualcuno o un capriccio di categoria, ma è uno dei modi per viaggiare, andare a lavorare e a studiare. Le ciclovie non sono accessori di una società agiata o di una cultura che non ci appartiene, bensì infrastrutture come le altre, idonee per tutte le culture. VenTo è un progetto del Paese: sono 679 km di ciclabile e di potenziale crescita economica. I 40.000 km di ciclabili tedesche producono 8 miliardi di indotto all’anno, stabilmente. Centinaia di migliaia potrebbero essere i nuovi flussi di turisti lungo VenTo, che diverrebbero il motore per tante economie diffuse: aziende agricole (14.000 sono quelle attraversate dal progetto), attività ricettive (300 per ora), attività commerciali (2.000) e tanti cittadini (oltre 1,5 milioni). Inoltre il progetto potrebbe crescere unendosi con altre ciclabili, quella del Brennero-Peschiera-Mantova, la Torino-Nizza, Mantova- Ferrara-Adriatico e molte altre, e sfruttare i collegamenti con la ferrovia e la navigazione fluviale. In parte VenTo esiste già. Occorrono solo poco più di 80 milioni di euro (lo 0,01% della spesa pubblica annuale; il costo di 1-2 km di autostrada) cioè l’impegno dello Stato, di 4 regioni, di 12 province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, coordinati da un soggetto unico. VenTo vuole dire a tutti noi che un piano infrastrutturale nazionale, che si candida a sostenere lo sviluppo del Paese in questa particolare congiuntura, deve farsi portatore di una nuova cultura, di una svolta. Non possono esserci solo i soliti ingredienti nel nostro futuro: autostrade, strade, trafori, ferrovie veloci, piattaforme logistiche. Le grandi ciclovie europee sono opere per rilanciare lo sviluppo di un paese. Per questo occorre cambiare scala di progettazione e di gestione puntando a un livello di sviluppo più alto.
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