Plastic Planet
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Materiali come la plastica hanno caratterizzato la seconda metà del secolo scorso, invadendo in maniera esponenziale la nostra esistenza fin negli aspetti più quotidiani. L’impatto ambientale di tale diffusione vertiginosa è però devastante, così come i possibili rischi per la salute umana e animale. Werner Boote ci guida in un viaggio alla scoperta di un prodotto che fin dalla sua nascita avrebbe dovuto rendere la vita di tutti i giorni più facile, economica e addirittura più sana e di cui ci mostra invece i numerosi problemi e pericoli associati, come gli additivi tossici utilizzati durante la sua produzione o il lunghissimo ciclo vitale.
Quando ero bambino mio nonno lavorava nell’industria tedesca di prodotti in plastica. Mi portava sempre dei bei regali, lucidi, colorati, malleabili. Il grande vantaggio della plastica è che è economica e comoda, in quanto più leggera di altri materiali e può assumere tutti i tipi di forme e dimensioni. Nel 1999 ho letto su un quotidiano olandese che i pesci di un fiume stavano morendo a causa di una sostanza rilasciata dai rifiuti plastici finiti nelle acque. Da allora leggo sempre più articoli sul pericolo causato dall’uso di questo materiale e mi colpisce il fatto che a tali notizie seguano poi servizi che affermano quanto innovative, rispettose dell’ambiente e splendide siano le pastiche e i sintetici.
Ecco perché ho deciso di realizzare Plastic Planet. I miei documentari riflettono la mia personale ricerca di risposte. Fare un film investigativo per me significa intraprendere un viaggio personale. Non creo film di propaganda per dire - Salve! Lascia che ti mostri come funziona davvero il mondo... Plastic Planet è il mio bisogno di scoprire cosa sta succedendo al nostro pianeta. Sono stato minacciato molte volte nella mia carriera. Quando si sceglie di realizzare documentari su temi scottanti, gli avversari si mettono in contatto con te in vari modi, a volte molto sconvenienti. Attualmente, i sintetici, il petrolio e le altre industrie che dipendono dalla plastica, sono in modalità di confronto: indosserò il mio giubbotto antiproiettile di plastica e vedrò cosa succede! Se riuscissi anche solo a convincere la gente a riflettere su questo tema, a tentare di comprare meno plastica, renderla un po’ più consapevole insomma, sarebbe fantastico. Agli spettatori direi: informatevi. Chiedete ai vostri negozianti cosa c’è dietro tutto questo e perché gli imballaggi di plastica non elencano tutte le tossine che vagano nel cibo. La normativa comunitaria prevede che il consumatore possa essere informato, ma lui non lo sa.
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