Eläinoikeusjuttu
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Saila e la sorella Mai, pur condividendo da sempre la lotta per i diritti degli animali, intraprendono due strade diverse nel perseguire i propri obiettivi. Saila ripercorre l’esperienza di quando, con un gruppo di attivisti, aveva filmato clandestinamente centinaia di animali destinati al consumo, vittime di uno spietato sfruttamento da parte delle aziende agricole. Ciò la coinvolse in una battaglia legale di tre anni in cui aveva rischiato una pena detentiva e risarcimenti elevatissimi. Mai, invece, scelta la carriera politica, viene eletta a deputato del parlamento finlandese nel 2019. Entrambe le giovani si raccontano, svelando speranze e timori nell’affrontare i limiti di chi si rende conto che l’idealismo abbracciato per una giusta causa deve necessariamente confrontarsi con la dura realtà e l’indifferenza delle persone.
«Il progetto del film è iniziato con le riprese delle incursioni negli allevamenti nel 2011 e con altre fatte durante la lunga battaglia legale. Progressivamente, però, sono entrata in una crisi profonda rispetto al mio ruolo di attivista. L’incontro con Vesa nel 2017 è stato determinante. Gli ho mostrato il materiale, ci siamo resi conto della sua enorme potenzialità e così, ottenuta una borsa di studio per sviluppare la sceneggiatura, ci siamo concentrati sul tipo di film che avremmo voluto realizzare. Questa esperienza mi ha insegnato molto sulla capacità di gestire l’energia e il tempo che si possono dedicare a qualcosa a cui si tiene davvero. È difficile decidere chi sia un attivista o meno, poiché tutti agiamo nella società in cui viviamo. Ma la mia visione dell’attivismo è piuttosto tradizionale: si lavora con un gruppo, si impartiscono compiti, si condividono strategie e obiettivi. Eppure realizzare questo film mi ha richiesto una presa di distanza da questa visione, permettendomi di sperimentare altre emozioni verso questa causa». (Saila Kivelä)
«Quando ho conosciuto Saila, ho sentito subito che c’era qualcosa di importante a livello politico da raccontare e, al tempo stesso, ho avvertito lo spessore di una storia profondamente toccante, emotiva e personale. Tutti noi vogliamo cambiare il mondo, ma per questo ci ritroviamo a sbattere contro dei muri. Colpa nostra o del sistema? Il primo giorno delle riprese, Mai, la sorella di Saila, era in parlamento. Alla fine il film si è sviluppato attorno al rapporto tra le due sorelle, prendendo una nuova direzione: abbiamo osservato le dinamiche familiari, ci interessava capire cosa ci rende le persone che siamo e come agiamo nel mondo. E per me il significato dell’arte è avvicinare gli uni agli altri, alla ricerca di una comprensione reciproca». (Vesa Kuosmanen)
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