Eco-balle
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Provincia di Napoli e Caserta, tra agosto e novembre 2004. Nella città sommersa dall’immondizia il cassonetto non ha più uno scopo: lavoratori con la mascherina raccolgono la spazzatura che poi verrà sommariamente separata e compattata in balle in una struttura industriale. Acerra è minacciata dalla costruzione di un termovalorizzatore che dovrebbe smaltire i rifiuti della Campania, disseminata di discariche spesso riempite di materiali tossici, così gli agricoltori non vendono più i loro prodotti. Allora la popolazione si mobilita. Sfilano in città e nelle campagne uomini, donne, bambini, vecchi e giovani. I coltivatori reclamano il diritto alla salute, al lavoro, invocano lo Stato, imprecano contro i rappresentanti del popolo che hanno dimenticato Acerra, la Campania. E lo Stato c’è, ha indossato il casco, si è armato di manganello e ora difende la terra malata dall’attacco del popolo sovrano.
Una surreale guerriglia in piena campagna ricorda agli osservatori sensibili della realtà quanto la storia attuale sia ricca di spunti narrativi per momenti di “nuovo neo-realismo”. Essere trasparenti e lasciar trasparire, questo il duplice aspetto della nostra ricerca. Diventare invisibili allo spettatore e sfuggire alla percezione degli astanti nonostante la macchina da presa. Operazione complessa in tempi in cui la diffusa consapevolezza dell’occhio meccanico induce comportamenti codificati e restituisce realtà viziate. Di qui la scelta stilistica del racconto: montare le voci raccolte dalla strada, senza interviste tradizionali, senza la barriera del microfono inquisitore.
Attivismo
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