Folco
Quilici
biography
«Ho iniziato a viaggiare fin da bambino seguendo i miei genitori nel loro lavoro, mio padre che scriveva e mia madre che dipingeva; nei primi anni Cinquanta ho poi continuato da solo facendo un po’ una sintesi tra l’abitudine alla parola e il gusto per l’immagine ereditati dai miei genitori».
Regista, scrittore, fotografo, studioso e grande viaggiatore, Folco Quilici ha realizzato in oltre quarant’anni di attività professionale ed artistica un corpus imponente di opere: otto lungometraggi — oltre trecento corti e mediometraggi tra cui due opere presentate fuori concorso alla Mostra di Venezia Gauguin (1957) e L’angelo e la sirena (1980) —, decine di serie televisive, diari di viaggio, racconti, romanzi, saggi, reportages e libri fotografici ne fanno un punto di riferimento nel campo del documentario e della narrativa scientifica, e della riflessione sul rapporto tra realtà e sua rappresentazione.
La sua opera muove dall’osservazione della vita, della natura e della storia sia in senso sincronico sia diacronico con la coscienza che ogni racconto, e il cinema in particolare, «è trasformazione perché nel momento stesso in cui scegli un obiettivo fai verità o menzogna e fare verità vuol dire capire storicamente quello che racconti». Da questa dichiarazione di poetica nascono i grandi documentari e i “docu-drammi” che lo fanno conoscere in tutto il mondo e che lo rendono “moderno” se questa parola ha un senso, già negli anni Cinquanta.
Pioniere anche nella sperimentazione tecnica, esordisce nel 1954 con un documentario destinato a fare il giro del mondo assieme al libro che ne segue: Sesto continente, forse il primo lungometraggio a colori sul mondo sottomarino. Le eccezionali riprese tracciano i confini di un nuovo continente a disposizione dell’uomo: il mare come nuova frontiera. E’ passato quasi mezzo secolo e questa frontiera è stata ampiamente varcata, e la coscienza ambientalista di oggi costringe ad aggiungere l’avverbio “purtroppo”.
Il successivo film Ultimo Paradiso (1955) apre la cosiddetta “Quadrilogia dei Mari del Sud”, una serie di film in cui l’aspetto divulgativo e l’osservazione della natura vengono inseriti (e mediati) in una struttura più strettamente narrativa. Quilici si avvale dell’aiuto di grandi uomini di lettere, Ennio Flaiano, Italo Calvino e Augusto Frassinetti, nella ricerca di un «modello di vita ideale, di un ideale rapporto tra le cose e l’uomo», e di un equilibrio tra grande documentazione e grande racconto.
Ultimo Paradiso tratta della vita di alcuni uomini della Polinesia, luogo contemporaneamente reale e fantastico, la cui realtà sta però essere travolta da trasformazioni inarrestabili: bellezza e armonia condannate alla distruzione. E’ un tema questo che sarà costante nei film successivi da Tikoyo e il suo pescecane (1960), favola ecologica tratta dall’omonimo romanzo di Clement Richter, adattato da Calvino, in cui ambiente e sentimenti puri sono travolti dalla cupidigia del “progresso” da cui non resta che fuggire, ad Oceano del 1970, in cui appare nel finale l’orrore degli esperimenti atomici, fino a Fratello mare in cui la bellezza potrà essere mostrata solo attraverso il ricordo dell’anziano narratore.
Questi quattro film hanno aiutato in modo significativo Quilici a raggiungere l’obiettivo che si era posto agli inizi della sua carriera: «far guadagnare al documentario spettacolare realizzato con un linguaggio narrativo un posto di diritto nella cinematografia scientifica e la considerazione e la stima di coloro che amano e studiano il cinema».
Nel 1971 riceve la nomination all’Oscar per Toscana, uno dei sedici film della serie Italia dal cielo, alla quale hanno anche collaborato tra il 1964 e il 1979 Calvino, Sciascia, Silone, Praz, Piovene, Comisso.
Quilici si è anche dedicato alla produzione di programmi culturali per la televisione sia italiana che estera dal reportage Tre volti del deserto (‘57) alle serie Alla scoperta dell’Africa (‘64-’65), Malimba (‘66), India (‘66-’67), Islam (‘68-’69), Alba dell’uomo (‘70-’75), Mediterraneo (‘71-’76), L’uomo europeo (‘76-’80), I mari dell’uomo (‘71-’74) e molti altri titolo fino ad Arcipelaghi (‘93-’94) e Le Alpi (‘96-’98).
Per i tredici film della serie Mediterraneo e gli otto di L’uomo europeo Quilici ha avuto a fianco uno dei maggiori storici del nostro tempo, Fernard Braudel. Hanno anche prestato la loro consulenza l’antropologo Levi Strauss, il paleontologo Leroy-Gouran. L’archeologo Sabatino Moscati ha guidato Quilici nelle serie dedicate all’archeologia subacquea (Mare museo ‘88-’92) e sui fenici (Sulle rotte di porpora ’87-’88).
Dal 1992 ha lavorato per l’Istituto Luce e il Poligrafico dello Stato come regista della monumentale storia in immagini L’Italia del XX secolo, 60 film di 40 minuti su testi degli storici Renzo De Felice, Valerio Castronovo e Pietro Scoppola. È stato anche impegnato fino al 1999 in una coproduzione internazionale di tre film dal titolo Lungo le vie e le rotte dei marmi.
Come scrittore dopo aver vinto nel ‘55 il Premio Marzotto per Sesto continente, il Premio Malta nell’81 per Mediterraneo, il Premio Fregene nell’85 per Cacciatori di navi e il Premio Estense nel ‘93 per Africa, ha firmato numerose opere saggistiche e narrative per editori italiani e stranieri. Ha diretto La grande enciclopedia del mare, i due volumi La mediterranee e nel 1997 ha pubblicato il romanzo Cielo verde e nel giugno del ‘98 Naufraghi. Quilici ha collaborato con la stampa italiana e internazionale («Life», «Epoca», «Panorama», «Europeo», «La Stampa», «Il Corriere della Sera»).