Tibet: a Seed for Transformation

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Il video è stato girato clandestinamente in Tibet dagli operatori del T.I.N. di Londra e documenta la deforestazione di vaste zone occupate dai cinesi.

Titolo tradotto
Tibet: un seme per la trasformazione
Genere
Documentario
Paese
Regno Unito
Anno
1990
Durata
30'
Casa di produzione
Jupiter Video Productions
Approfondimento

A proposito di Tibet: a Seed for Transformation

Ancora nel 1949 le antiche foreste tibetane occupavano 221.800 km². Nel 1985 la loro estensione era di 134.000 km², quasi la metà. La maggior parte delle foreste si trova sui ripidi e inaccessibili pendii che si ergono lungo le valli percorse dai fiumi della regione sudorientale tibetana, in un'area di moderata altitudine. Si tratta, in genere di foreste conifere montane e tropicali e subtropicali, composte soprattutto di abeti, pini, larici, cipressi, betulle e querce. Gli alberi crescono fino a 3800 metri nella regione meridionale, più umida, ma arrivano a 4300 metri nelle regioni settentrionali, più secche.

Le foreste del Tibet sono secolari, con alberi di circa duecento anni. La densità media degli alberi è 272 metri per ettaro, ma nelle zone di più antica forestazione dell'U-Tsang si raggiungono i più alti livelli del mondo per densità di conifere, 2300 metri/cubi per ettaro.

A mano a mano che nuove strade permettono di raggiungere zone prima inaccessibili del Tibet, i ritmi di deforestazione crescono progressivamente. Va qui rilevato che tutte le strade sono costruite per iniziativa dell'Esercito di Liberazione Popolare o dalle squadre di ingegneri del Ministero Cinese delle Foreste, e che i costi relativi vengono qualificati come spese per lo "sviluppo" del Tibet. Grazie all'apertura di nuove strade si raggiungono foreste vergini che vengono poi semplicemente rase al suolo con lo sbrigativo metodo del disboscamento, generando vaste aree montane del tutto spoglie di vegetazione. II legname così ricavato fino al 1985 ammontava a 2442 milioni di metri cubi, vale a dire il 40 per cento del patrimonio forestale esistente nel 1949: un valore di 54 miliardi di dollari. L'industria della forestazione rappresenta una delle principali fonti di lavoro in Tibet: solo nella fertile area geografica del Kongpo, parte integrante del territorio della Regione Autonoma del Tibet, più di 20.000 soldati cinesi e prigionieri tibetani sono occupati nel taglio degli alberi e nel trasporto del legname.

Nel 1949, il circondario di Ngapa, nell'Amdo, disponeva ancora di 2,2 milioni di ettari di foreste. Le sue riserve di legname ammontavano a 340 milioni di metri cubi. Negli anni Ottanta un tale patrimonio era ormai a 1.17 milioni di ettari, pari a una riserva di legname stimata in appena 180 milioni di metri cubi. In base a logiche del tutto analoghe, nei trent'anni precedenti il 1985, la Cina ha estratto 6.44 milioni di metri cubi di legname dalla Kahlo Tibetan Autonomous Prefecture. Disposto in tronchi allineati lunghi tre metri, con un diametro di trenta centimetri, un tale volume di legname consentirebbe di fare due volte il giro del mondo.

La degradazione dell'ambiente sull'altopiano tibetano aumenta in modo costante, generando un crescente processo di desertificazione di un territorio di importanza cruciale, unico al mondo per estensione in alta quota. Gli effetti climatici che ne conseguono sono tali da influenzare la circolazione atmosferica e la direzione dei venti e delle correnti su tutta l'Asia e, secondo gli scienziati, possono determinare esiti destabilizzanti sulle condizioni meteorologiche dell'intero emisfero settentrionale. 

Rigenerazione e rimboschimento del patrimonio forestale sono stati molto limitati a causa delle caratteristiche dei terreni, molto ripidi, e delle condizioni climatiche particolarmente umide, con forte escursione termica diurna ed elevate temperature del terreno a livello di superficie. In simili condizioni naturali gli effetti distruttivi del disboscamento sono irreversibili.

Progetto Food on Film
Food on Film
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In collaborazione con
Interfilm
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