Encuentro, la voz de la madre tierra

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L'iniziativa di realizzare questo episodio sulla base di testimonianze di leader spirituali indigeni, nasce a partire dall'idea di voler approfondire gli aspetti che definiscono l'America come multiculturale e multietnica, partendo dal punto di vista dei popoli nativi e dalla manifestazione della loro filosofia e cosmovisione. Questi hanno resistito negli anni ai diversi tentativi di assimilazione e Integrazione, portando avanti parallelamente una lotta politica e una resistenza spirituale.

Titolo tradotto
[Incontro, la voce di madre Terra]
Genere
Documentario
Paese
Argentina
Anno
2003
Durata
24'
Produttore
Marina Rubino
Lingue
Spagnolo
Approfondimento

A proposito di Encuentro, la voz de la madre tierra

Immagini dall’Argentina di Julio Santucho

Global Vision del Festival Cinemambiente 2004 in questa edizione comprende due lavori di grande forza espressiva del regista Fernando Solanas e una rassegna dei più significativi documentari tratti dalle ultime edizioni del "Festival de Cine de Derechos Humanos", documentati con l'obiettivo tutto puntato sulla crisi epocale che ha colpito la società argentina. II 24 marzo 1976 si era installato in questo paese il regime dittatoriale più criminale e disumano della storia della nazione. Avvalendosi del terrorismo di stato, seminando la paura nelle famiglie, la dittatura militare era riuscita a imporre il silenzio e l'oblio ai suoi cittadini. Con questi strumenti ha distrutto il tessuto sociale che si era andato costruendo con le lotte dei dieci anni precedenti. L'Argentina era obbligata a sopportare, nell'isolamento e nel silenzio, una brutale privatizzazione e concentrazione dell'economia che ha quindi sprofondato Il paese nella disindustrializzazione, nella disoccupazione e nella povertà.

Le statistiche ufficiali in proposito parlano chiaro. Nel 1975, quando l'Argentina contava 22 milioni di abitanti, c'erano 2 milioni di poveri, ovvero circa il 10% della popolazione. Nel 2004, con 38 milioni di abitanti, i poveri sono quasi 20 milioni, vale a dire più del 50% della popolazione totale. Questo dramma affonda le sue radici nel fatto che negli ultimi trent'anni si è accelerata in modo inaudito la concentrazione della ricchezza e la spogliazione e l'emarginazione della maggior parte della gente. L'isolamento sociale di cui gli argentini soffrono, non è il risultato di errori di economia politica e neppure è dovuto alla corruzione dei governanti. È una delle premesse sulle quali si fondano i modelli di privatizzazione, programmati solo per far pagare e non per crescere.

A partire dal 1976 l'ingresso del paese nella "modernizzazione" si è attuata mediante una perversa combinazione tra terrorismo statale e nuove forze produttive globalizzate. Ha avuto inizio così un lungo processo di decadenza economica e soprattutto sociale, sboccato in questa Argentina malata di capitalismo selvaggio e di crescente disuguaglianza, in cui lo stato è diventato dominio di vere mafie che stabiliscono alleanze dirette con il capitale finanziario per disputarsi territorio e business.

La ribellione del 19 e 20 dicembre 2001 è stato il punto culminante di una resistenza all'impunità e al neoliberalismo, che aveva avuto inizio nel 1996-97 con le grandi mobilitazioni contro il terrorismo di stato, nel ventesimo anniversario del golpe del 1976, e con i primi cortei dei disoccupati che bloccavano le vie.

Questo recupero della memoria, questo rialzare la testa del popolo argentino ha reso inefficace l'effetto disciplinare, cambiando lo stato d'animo e il clima sociale del paese, In questi ultimi anni la società ha iniziato a muoversi, ad auto-organizzarsi, ha accettato la sfida di creare nuovi significati. E questo paese, nella sua ricerca ancora incerta, ma creativa, risulta molto più interessante del vecchio paese disciplinato, alunno modello del Fondo Monetario Internazionale.

Il cinema argentino è stato testimone di questa trasformazione. A partire dal 1997, ha ripreso vitalità e ha ottenuto riconoscimenti sul piano internazionale, soprattutto perché riflette la società. In particolare il genere documentario è cresciuto in modo esponenziale recuperando la memoria e dando espressione ai profondi movimenti dell'attuale Argentina. E questo cinema che oggi riceve il riconoscimento di far parte della sezione Global Vision.

La presenza di Fernando Solanas, che dà prestigio alla presente settima edizione di CinemAmbiente, è pienamente motivata dalla presentazione del suo ultimo film Memoria del saqueo accompagnata dalla proiezione del documentario La hora de los hornos che ha inserito i nomi dei suoi autori, Fernando Solanas e Octavio Getino, nella storia del cinema. II pubblico torinese avrà quindi il privilegio di poter vedere questo documentario, realizzato nel 1966-68 sotto forma di una grande inchiesta sulle nuove problematiche sociali protagoniste delle lotte degli anni ‘60, e poter assistere alla prima visione del fondamentale Memoria del saqueo che pone sul banco degli imputati i vincitori della sporca guerra che liquidò la generazione degli anni '60, vincitori che, da allora, si dedicarono al saccheggio sistematico dell'Argentina provocando la fulminea decadenza del paese.

Grazie a La hora de los hornos, Solanas è uno dei pochi registi argentini, forse l'unico, che ha lasciato una traccia profonda, non solo nel cinema mondiale, ma anche nelle teorie che lo analizzano. Sia per il sistema di produzione e di distribuzione adottato, il formato, la sua forza politica ed estetica, sia per le sua basi teoriche – Il manifesto "Verso un terzo cinema” – La hora de los hornos è divenuto oggetto di studio nelle università del mondo intero.

A proposito del suo ultimo film Memoria del saqueo citiamo lo stesso Solanas che dice:

“Tanta frustrazione e tanta morte sono avvenimenti dolorosi. Nel film avevo due difficoltà: la prima consisteva nel mantenere un equilibrio tra informazione, didattica e spazi di riposo emotivo. L'altra riguardava la sintesi: il primo montaggio infatti arrivava a otto ore. Poi bisognava dare al film un'unità formale. Ho trovato che una costante formale ciclica aiutava l'eterogeneità, quindi ho fatto una divisione in dieci capitoli. Inoltre ho voluto offrire un omaggio al cinema muto con i suoi cartoni neri e la sua visione classica, con motivi conduttori musicali e le scritte sullo schermo”.

"Il film parte dagli avvenimenti del 19 e 20 dicembre e poi sviluppa dieci grandi capitoli: il debito eterno, la cronistoria dei tradimenti, il degrado della repubblica, il modello economico, le privatizzazioni, la svendita del petrolio, il corporativismo. L'ottavo capitolo tratta della mafiocrazia, dello svuotamento finanziario e delle grandi operazioni di saccheggio. II capitolo nove affronta il genocidio sociale che si porta via più di 30.000 vite all'anno, mostrando anche la festa organizzata nel 1998 dall'FMI in onore di Menem considerato il migliore alunno, infatti enfatizzare la responsabilità dei nostri governanti, non esime dalle proprie responsabilità I'FMI, la Banca Mondiale e i governi che ordinano questi crimini di lesa umanità in tempi di pace”.

Completano la sezione argentina documentari notevoli.

Raymundo ricostruisce la vita del documentarista Raymundo Gleyzer, militante della guerriglia marxista, sequestrato e assassinato nel 1976 dalla dittatura militare. Questa biografia di Gleyzer è affiancata dalla storia e dai compromessi del cinema latinoamericano degli anni '60.

Nel film Cartoneros i disoccupati marginali fondano una cooperativa di riciclaggio di carta e cartone per recuperare la dignità del lavoro e uscire dalla miseria.

In Toro es, Mujeres en paralelo e Encuentro, la voz de la madre tierra troviamo la ricerca di valori diversi, molte volte addormentati o inafferrabili per la cultura occidentale. L'incontro dell'uomo con la natura, il recupero della cultura dei popoli originari o il tentativo di sfuggire all'intossicazione del cemento e del consumismo a cui ci ha portati la civiltà attuale, sono presenti come temi di fondo attraverso lo sguardo attento dei documentaristi.

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