Das blaue Licht
Diretto da
In un villaggio delle Dolomiti vive Junta, una ragazza misteriosa, una mendicante che tutti disprezzano, una ragazza selvaggia che non ha nessuno, perseguitata dalla bramosia degli uomini e dall'odio delle donne. Il suo sguardo adirato è temuto come la luce azzurra che risplende tra le rocce della montagna nelle notti di luna piena. I contadini la credono una strega e la ritengono responsabile della morte dei giovani che cadono dalle pareti della montagna, poiché è l'unica che riesce ad arrampicarsi in ogni notte di luna piena verso la luce azzurra. Vigo, un giovane pittore tedesco arriva in questo idilliaco villaggio. Ride delle superstizioni dei contadini. Ma durante la notte (c'è la luna piena) di nuovo un giovane cade dalla montagna e la mattina i contadini vogliono lapidare la strega, che ritengono ancora una volta colpevole. Il pittore affronta gli inseguitori e Junta fugge sulla montagna dal suo piccolo amico, il pastore Guzzi. Vigo ammaliato da Junta segue le sue tracce. Ora vive con i due "figli della montagna" su nella baita, sempre più legato alla ragazza che lo tratta con fanciullesca e fiduciosa riconoscenza. Giù nel villaggio Tonio cerca di dimenticare Junta della quale è innamorato.
Nella seconda notte di luna piena Vigo è agitato, non riesce più a stare nella baita contagiato dalla superstizione, e, fissando la luce azzurra che splende dal Monte Cristallo, vede all'improvviso la figura inquietante di Junta che scala l'impervia parete rocciosa. Spinto dalla paura e dall'amore la segue. Anche Tonio sta salendo, ma lui non vede Junta, non trova l'unica via praticabile e cade. Vigo invece arriva in una grotta piena di cristalli che illuminata dal chiarore della luna manda raggi di luce azzurra. Li siede Junta la presunta strega, come rapita, soggiogata dalla luce azzurra ha gli occhi fissi sullo scintillio dei cristalli.
Il giorno dopo Vigo decide di comunicare ai contadini il segreto della luce azzurra che ha procurato troppe vittime ed è un pericolo per il villaggio e per Junta, e, inoltre il tesoro di cristallo potrebbe essere una fortuna per tutti. Mostra la strada ai contadini. Junta agitata e con un angoscioso presentimento scala la montagna e scopre la grotta saccheggiata. Il suo tesoro, il suo sogno, la sua felicità sono distrutti. La mattina dopo Vigo sale felice da Junta ma la trova morta sotto la grotta di cristallo.
«…non avevo abbastanza soldi per lavorare in studio e fui costretta a girare in ambienti naturali. Per raggiungere l'atmosfera desiderata dovetti stilizzare le immagini, non potendo stilizzare le scenografie. Dovetti calcolare le ombre, le luci. L'inquadratura, in modo da ottenere qualcosa di particolare, che potesse diventare leggendario. Se avessi dovuto trattare una materia realista, avrei usato una fotografia realista, come poi ho fatto in altri miei film, ma in ogni caso allora ero troppo giovane per questo, ero nell'età in cui si tende al romantico. Lo stile che adottai per il film era forse uno dei motivi del suo fascino, ma il suo grande successo fu dovuto senza dubbio anche al fatto che, esprimendo spontaneamente i miei sentimenti, avevo toccato inconsciamente un punto sensibile del pubblico. Facendo d'istinto questo film così romantico, senza sapere esattamente dove stavo andando, avevo finito per rappresentare il cammino che in seguito avrei dovuto percorrere io stessa. Infatti, in un certo modo, avevo prefigurato il mio stesso destino e gli avevo dato una forma. Solo più tardi mi sono resa conto che tutti i miei film, si tratti di Trionfo della volontà, di Olympia o di Tiefland c'è sempre diciamo... la purezza. Junta era una ragazza vergine e innocente che si ritraeva per paura al solo contatto del reale, della materia, del sesso...» (Leni Riefenstahl, da un'intervista ai "Cahiers du Cinéma", settembre 1965)
«...nel mio primo film, Das blaue Licht ho cercato di fotografare la natura senza aiuto di scenografie stilizzate, così che il film avesse, dalla prima all'ultima inquadratura, fino alle persone che vi recitavano, un effetto fiabesco, irreale, stilizzato. E vi sono riuscita fin da allora. Le mie pareti di roccia appaiono diverse da quelle dei film di montagna, malgrado siano le stesse rocce. Nel mio film i prati e le foreste, la luna e il sole tutto era diverso. irreale, un mondo diverso...» (Leni Riefenstahl da "Film Culture", 1973)
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